SOMMARIO: 1. Premessa. 2. Il Trattato istitutivo della Nato tra storia e obiettivi. 3. In che modo si può entrare a far parte della Nato? 4. La reazione della Russia all’ingresso della Finlandia nella Nato e i nuovi equilibri geopolitici nel Nord Artico.
Premessa
Lo scorso 4 aprile la Finlandia è entrata a far parte ufficialmente della Nato, portando in questo modo l’Alleanza Atlantica da trenta a trentuno membri, ventinove occidentali e due americani. Immediatamente dopo l’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022, la Finlandia e la Svezia hanno richiesto di entrare a far parte della Nato per consolidare dei rapporti di partenariato con l’Alleanza Atlantica che erano già da tempo avviati. Con l’approvazione di tutti gli Stati membri della Nato la Finlandia diventa ufficialmente il trentunesimo paese aderente al Patto Atlantico e, a seguito di ciò, cambia significativamente la situazione geopolitica nell’area scandinava, come affermato anche dal Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg durante la cerimonia di alzabandiera, aggiungendo che l’adesione oltre ad essere positiva per la Finlandia stessa, lo è anche per la sicurezza dei paesi nordici vista la minaccia russa che vorrebbe una Nato sempre meno estesa[1].
Il Trattato istitutivo della Nato tra storia e obiettivi
Il 4 aprile è una data importante se si pensa alla storia dell’Alleanza Atlantica, il cui patto venne firmato in quella data nel 1949. La North Atlantic Treaty Organization (Nato) è un’alleanza che si è formata e progressivamente sviluppata in tempo di pace poiché le sue origini risalgono al secondo dopoguerra quando, in un clima di instabilità internazionale, i paesi occidentali erano accomunati non solo dalla percezione dell’Unione Sovietica come una minaccia esistenziale, ma anche dal timore che si potesse verificare un’aggressione in Europa occidentale. Per fronteggiare questa minaccia nel luglio 1948 iniziarono i negoziati del Patto Atlantico sottoscritto il 4 aprile 1949 da Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti.
Il Trattato dell’Atlantico del Nord è di durata illimitata e proclama i valori politici della democrazia, della libertà individuale e dello stato di diritto e, soprattutto, la volontà degli stati alleati di tutelarli tramite la difesa collettiva e la promozione della pace e della stabilità internazionale. Come sancito dall’art.1, le parti si impegnano ad osservare il quadro politico e normativo delle Nazioni Unite, trattenendosi dall’impiego della forza vista l’incompatibilità con gli scopi della Carta dell’Onu. Allo stesso tempo, però, posto che il Trattato costituisce un’alleanza di difesa collettiva, le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse verrà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti e che ciascuna di esse abbia il dritto di ricorrere alla legittima difesa individuale o collettiva. Il Trattato fornisce, inoltre, delle condizioni dettagliate di attivazione del Patto all’art.6, specificando anche cosa si debba intendere per attacco armato e all’art.9 vi esplicita l’istituzione del Consiglio dell’Atlantico del Nord, un organismo il cui compito è quello di implementare il Trattato e di istituire quegli organi sussidiari che potrebbero rivelarsi necessari[2]; il Consiglio è costituito dai rappresentanti permanenti degli stati membri i quali fanno capo ai rispettivi Ministeri degli Affari Esteri ed è presieduto da un Segretario generale[3].
In che modo si può entrare a far parte della Nato?
Le regole per l’ammissione nell’Alleanza sono sancite dall’art.10 del Trattato secondo cui «le parti possono invitare, previo consenso unanime, qualsiasi altro Stato europeo in grado di soddisfare i principi di questo trattato e di contribuire alla sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale. Qualsiasi Stato così invitato può diventare un membro dell’organizzazione depositando il proprio atto di adesione presso il governo degli Stati Uniti d’America. Il governo degli Stati Uniti d’America informerà ciascuna delle parti del deposito di ogni strumento di adesione».[4]
Il Paese che manifesta il proprio interesse di voler entrare a far parte della Nato deve dunque rispettare i criteri basici richiesti, cioè deve essere europeo e deve soddisfare requisiti politici, economici e militari, tra i quali un sistema politico democratico funzionante basato su un’economia di mercato, e la capacità e la volontà di dare un contributo militare alle operazioni della Nato.
Il Paese in questione, come è successo nel caso della Finlandia, deve inoltrare una richiesta formale precedentemente approvata dal proprio Parlamento nazionale e solo a quel punto hanno inizio le due fasi di discussioni iniziali: la prima è costituita dal cosiddetto Intensified Dialogue, che consiste in un confronto preliminare sui motivi che spingono il paese a voler entrare nell’Alleanza, la seconda è rappresentata dal Membership Action Plan, introdotta per la prima volta nel 1999 successivamente all’ingresso nella Nato di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, paesi che fino al decennio precedente erano stati sotto l’influenza sovietica e che, dunque, possedevano sistemi politici diversi da quelli dei paesi fondatori dell’Alleanza.
La procedura di adesione inizia formalmente con l’applicazione dell’art.10 del Trattato e quindi con la votazione all’unanimità a favore della risoluzione. A questo punto nel quartier generale della Nato a Bruxelles si dà il via gli Accession talks, per confermare la volontà e la capacità del candidato di rispettare gli obblighi previsti dall’adesione tra questioni politiche, economiche, militari e di sicurezza poi. Dopo gli Accession talks, che rappresentano a tutti gli effetti una fase di negoziati, il Ministro degli Esteri del Paese candidato invia una lettera d’intenti al segretario generale dell’Alleanza.
Il processo di adesione si conclude con il Protocollo di adesione che deve essere ratificato da tutti i membri, con procedure che variano a seconda del Paese. In Italia, ad esempio, è richiesto il voto del Parlamento riunito in seduta comune per autorizzare il presidente della Repubblica a ratificare il trattato internazionale. Una volta che il Protocollo di adesione è stato ratificato da tutti i membri, il segretario generale della Nato invita formalmente il Paese candidato ad entrare nell’Alleanza e l’accordo, come previsto dall’art.10 del Trattato, viene depositato alla sede del Dipartimento di Stato americano a Washington. Al termine di questo processo, il candidato è ufficialmente membro dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord.[5]
È importante sottolineare che il processo di adesione non viene sempre completato in tempi celeri, basti pensare alla Macedonia, uno degli ultimi paesi entrato a far parte della Nato, la quale dopo aver partecipato al Membership Action Plan nel 1999 è diventata ufficialmente membro nel 2020.
Nel caso specifico della Finlandia si è trattato di un processo durato pochi mesi, poiché quest’ultima ha consegnato la richiesta ufficiale di ingresso nell’Alleanza Atlantica il 18 maggio 2022 e, seppure la Turchia di Erdogan ha rallentato per diverso tempo il completamento dei processi di adesione, in poco meno di un anno Helsinki è riuscita a consolidare i rapporti già intrapresi con la Nato e, soprattutto, ha posto la fine alla propria neutralità portata avanti per decenni.
La reazione della Russia all’ingresso della Finlandia nella Nato e i nuovi equilibri geopolitici nel Nord Artico
La Nato ha sempre rappresentato per l’Unione Sovietica prima e per la Russia oggi una minaccia nel proprio vicinato. A partire dalla fine della Guerra Fredda gli Stati Uniti favorirono l’ingresso nell’Alleanza Atlantica degli Stati del Patto di Varsavia e si impegnarono a realizzare relazioni di alleanza con gli Stati baltici, fino a poco tempo prima facenti parte dell’Unione Sovietica. Il Cremlino, dunque, vedeva avvicinarsi sempre di più l’ex avversario statunitense alle porte della Russia stessa, la quale soffriva già internamente per la drastica riduzione del territorio e degli abitanti su cui aveva avuto influenza per più di settant’anni.
Anche a distanza di trent’anni l’allargamento della Nato rappresenta un duro colpo per la Russia, la quale perde l’assoluta supremazia nel Nord Artico e si trova da pochi giorni a condividere un confine di circa 1300 chilometri con una nuova Finlandia non più neutrale. Il Cremlino, quindi, è costretto ad intensificare la difesa ad occidente e a rivedere le proprie carte, visto che l’ingresso della Finlandia nella Nato risulta una conseguenza immediata dell’invasione russa dell’Ucraina.
Se già da un anno a questa parte i rapporti tra Russia e paesi Nato erano tesi, da questo momento in avanti anche il cosiddetto High North sarà interessato da questo tipo di tensioni: la Russia non sarà libera come prima nell’avvicinarsi con le proprie flotte ai porti del nord Artico vista la sorveglianza della Nato e soprattutto il principio di difesa collettiva sancito dal Trattato del Nord Atlantico. A peggiorare la situazione nell’area nordica per la Russia potrebbe contribuire il prossimo ingresso nell’Alleanza Atlantica della Svezia[6].
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[1] Nato, “Finland joins NATO as 31st Ally”, 4 aprile 2023 [online]: https://www.nato.int/cps/en/natohq/news_213448.htm?selectedLocale=en .
[2] Nato, Trattato Nord Atlantico, 4 aprile 1949 [online]: https://www.nato.int/cps/fr/natohq/official_texts_17120.htm?selectedLocale=it .
[3] R. Belloni, M. Moschella, D. Sicurelli (a cura di), Le organizzazioni internazionali, Bologna, Il Mulino, 2013, pp.87-93.
[4] Nato, Trattato Nord Atlantico, 4 aprile 1949.
[5] Federico Baccini, “La Finlandia è ufficialmente il 31esimo Paese membro Nato: “Paese indipendente e sovrano, fa scelte autonome”, 4 aprile 2023 [online]: https://www.eunews.it/2023/04/04/finlandia-nuovo-paese-membro-nato/ .
[6] Stefano Silvestri, “La Finlandia nella Nato e la Russia perde i mari”, 5 aprile 2023 [online]: https://www.affarinternazionali.it/finlandia-nato-guerra-ucraina/ .