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Brevi note alla sentenza n. 92/2024 del Giudice di Pace di Ravenna ed alla delibera 229/2023 della Corte di Appello di Firenze sulla validità dei titoli di studio riconosciuti dalle università di diritto internazionale

- 4 Agosto 2024

SOMMARIO: 1. Breve analisi della Convenzione di Lisbona sul Riconoscimento dei titoli di studio relativi all’insegnamento superiore nella regione Europea. 2. La vicenda. 3. Giudice di Pace di Ravenna: i motivi della decisione. 4. Corte di Appello di Firenze: lo svolgimento del processo. 5. I motivi della decisione della Corte di Appello di Firenze. 6. Collegamenti con il provvedimento amministrativo 313/11 del MIUR. 

Abstract

Recentemente, due importanti decisioni legali hanno ulteriormente chiarito la questione della validità dei titoli di studio conferiti da università riconosciute dal diritto internazionale. La sentenza n. 92/2024 del Giudice di Pace di Ravenna e la delibera 229/2023 della Corte di Appello di Firenze hanno confermato la legittimità e il riconoscimento di questi titoli, consolidando il ruolo cruciale di tali istituzioni nel panorama educativo internazionale. Queste decisioni rafforzano la posizione delle università coinvolte, garantendo ai loro laureati una solida base per l’ingresso nel mercato del lavoro e nelle accademie di tutto il mondo.

Breve analisi della Convenzione di Lisbona sul Riconoscimento dei titoli di studio relativi all’insegnamento superiore nella regione Europea

La Convenzione di Lisbona, formalmente denominata “Convenzione sul riconoscimento dei titoli di studio relativi all’insegnamento superiore nella Regione europea”, rappresenta un passo fondamentale nella costruzione di un quadro normativo europeo volto a facilitare la mobilità accademica e professionale. Adottata nella Conferenza Diplomatica di Lisbona l’11 aprile 1997 e ratificata dall’Italia con la Legge 11 luglio 2002, n. 148, essa ha l’obiettivo di superare le precedenti convenzioni in materia di riconoscimento dei titoli accademici, proponendo un sistema armonizzato e trasparente.

Il testo si articola in undici sezioni, ciascuna delle quali copre aspetti specifici del riconoscimento accademico, iniziando con un preambolo che definisce i principi ispiratori della Convenzione. Tra questi, il riconoscimento del diritto all’istruzione come diritto fondamentale dell’uomo e il ruolo essenziale dell’istruzione superiore nel promuovere la pace, la tolleranza e la comprensione reciproca. Il preambolo sottolinea inoltre l’importanza di salvaguardare la diversità culturale e di valorizzare il patrimonio scientifico e culturale rappresentato dai vari sistemi di istruzione superiore.

La Convenzione introduce principi chiave che rappresentano una svolta nel contesto normativo del riconoscimento delle qualifiche. Il principio della non discriminazione è centrale: le qualifiche devono essere valutate senza distinzioni basate su sesso, razza, religione o altre caratteristiche non pertinenti. Questo principio mira a garantire l’equità e l’accesso universale all’istruzione superiore.

La Convenzione attribuisce un ruolo cruciale all’autonomia degli istituti di istruzione superiore, riconoscendo loro la facoltà di determinare le proprie procedure di ammissione e riconoscimento delle qualifiche. Questo rispetto per l’autonomia istituzionale è bilanciato dall’impegno a garantire che le procedure di valutazione siano trasparenti, coerenti e affidabili. Le decisioni di riconoscimento devono basarsi su informazioni pertinenti e devono essere adottate entro un lasso di tempo ragionevole, con la possibilità per il richiedente di fare appello in caso di decisione negativa.

Un aspetto di particolare rilevanza è il riconoscimento delle qualifiche dei rifugiati, degli sfollati e delle persone assimilate ai rifugiati. La Convenzione impone alle Parti di adottare tutte le misure ragionevoli per valutare le qualifiche di queste persone anche in assenza di documentazione ufficiale, dimostrando una sensibilità significativa ai contesti di crisi umanitaria.

La Convenzione istituisce il Comitato della Convenzione sul riconoscimento delle qualifiche relative all’insegnamento superiore nella regione europea, responsabile di promuovere e monitorare l’applicazione della Convenzione stessa. Questo Comitato, composto da rappresentanti delle Parti, ha il compito di adottare raccomandazioni, dichiarazioni e codici di pratica per assistere le autorità competenti delle Parti nell’applicazione delle disposizioni della Convenzione.

Inoltre, la Rete Europea dei Centri Nazionali di informazione sul riconoscimento e la mobilità accademica (ENIC), istituita congiuntamente dal Consiglio d’Europa e dall’UNESCO, svolge un ruolo fondamentale nel supportare l’applicazione pratica della Convenzione. I centri ENIC facilitano l’accesso a informazioni precise e aggiornate sui sistemi di istruzione superiore e sulle qualifiche, promuovendo l’uso di documenti standardizzati come il Supplemento al Diploma dell’UNESCO/Consiglio d’Europa.

La vicenda

L’Università Popolare degli Studi di Milano, riconosciuta dal MIUR e con pieno valore legale dei suoi titoli in Italia grazie alla Convenzione di Lisbona, rappresenta un pilastro nell’ambito dell’educazione superiore internazionale. Questo trattato, firmato l’11 aprile 1997, promuove la mobilità accademica e il reciproco riconoscimento dei titoli di studio tra i Paesi firmatari, posizionando l’Università Popolare degli Studi di Milano al centro di una rete universitaria globale. In virtù di questa convenzione, l’istituto è autorizzato dal MIUR a conferire titoli con valore legale, sia in Italia che a livello internazionale, facilitando così l’inserimento dei suoi laureati nel mercato del lavoro e nelle istituzioni accademiche.

Due recenti sentenze (Sentenza n. 92/2024 pubblicata il 12/02/2024 avente RG n. 2638/2023 dell’Ufficio del Giudice di Pace di Ravenna; Delibera del consiglio distrettuale di disciplina forense per il distretto della Corte di Appello di Firenze del 05/02/2024 nel procedimento numero 229/2023) hanno ribadito la legittimità e il valore legale dei titoli accademici rilasciati dalle Università di diritto internazionale, consolidano la loro posizione legale nel panorama educativo italiano.

Giudice di Pace di Ravenna: i motivi della decisione

Il 12 febbraio 2024, il Giudice di Pace di Ravenna ha emesso una sentenza favorevole a Giovanni Santoro, che aveva impugnato un’ordinanza ingiunzione emessa dalla Prefettura di Ravenna. Santoro era stato accusato di essersi dichiarato “dottore” senza una laurea legalmente riconosciuta. Tuttavia, la documentazione presentata da Santoro, che includeva un diploma triennale in Sociologia rilasciato dall’Università Popolare degli Studi di Milano e una dichiarazione del MIUR, ha portato il giudice ad annullare l’ordinanza impugnata, riconoscendo la validità del titolo accademico. Il giudice ha inoltre considerato la presa d’atto del MIUR, che con il Provvedimento Amministrativo 313/11 del 2011, riconosce l’università come istituzione internazionale abilitata al rilascio di titoli con valore legale in Italia. Questa sentenza rappresenta un’importante conferma della legittimità dei titoli rilasciati dall’Università Popolare degli Studi di Milano, consolidando la sua posizione nel panorama educativo nazionale e internazionale.

Annulla il ricorso e, per l’effetto, annulla l’ordinanza ingiunzione impugnata.

Corte d’Appello di Firenze: lo svolgimento del processo

Il 5 febbraio 2024, il Consiglio Distrettuale di Disciplina Forense di Firenze ha archiviato un esposto contro un Avvocato il quale veniva accusato di utilizzare impropriamente il titolo di “Professore”. L’Avvocato ha dimostrato di aver ottenuto il titolo di Full Professor of Law dall’Università Popolare degli Studi di Milano, che è riconosciuta dal MIUR e abilitata al rilascio di titoli accademici validi sul territorio nazionale. L’esposto presentato è stato considerato infondato e probabilmente strumentale. Il Consiglio ha rilevato che i documenti presentati dall’Avvocato, tra cui il riconoscimento ufficiale del MIUR, confermano la validità del titolo accademico e l’assenza di qualsiasi irregolarità. La decisione di archiviazione sottolinea la trasparenza e la legittimità dei processi di conferimento dei titoli accademici delle Università di diritto internazionale e, nel caso di specie, dell’Università Popolare degli Studi di Milano.

I motivi della decisione della Corte di Appello di Firenze

Entrando nel merito della decisione de quo, si fa presente come il Consiglio Distrettuale di Disciplina Forense di Firenze ha ritenuto infondato l’esposto contro l’Avvocato che utilizzava il titolo di Professore, evidenziando che, nel caso che occupa l’Università Popolare degli Studi di Milano è riconosciuta dal MIUR di talchè i titoli accademici da essa rilasciati sono validi sul territorio nazionale. La decisione ha confermato che l’incolpato ha quindi legittimamente utilizzato il titolo di “Professore”, in quanto ottenuto da un’istituzione accreditata. Il Consiglio ha preso atto del Provvedimento Amministrativo 313/11 del 2011 del MIUR, che riconosce l’università come partner dell’Università di Stato del Burkina Faso e dell’Università di Stato della Costa d’Avorio, abilitata a rilasciare titoli accademici con pieno valore legale in Italia. La sentenza ha sottolineato l’importanza del riconoscimento ministeriale e delle normative internazionali nel garantire la legittimità dei titoli accademici.

Collegamenti con il provvedimento amministrativo 313/11 del MIUR

Queste due sentenze rappresentano una conferma rilevante per l’Università Popolare degli Studi di Milano, ribadendo la legittimità e il valore legale dei titoli accademici rilasciati. In virtù della Convenzione di Lisbona e del riconoscimento ministeriale con Provvedimento Amministrativo 313/11 del MIUR, l’università è autorizzata a conferire titoli accademici validi sia in Italia che a livello internazionale. La Convenzione di Lisbona, firmata l’11 aprile 1997, promuove la mobilità accademica e il riconoscimento reciproco dei titoli di studio tra i Paesi aderenti, costituendo un fondamentale strumento di integrazione e cooperazione accademica.

Il provvedimento amministrativo del MIUR, protocollato il 14 ottobre 2011, riconosce all’Università Popolare degli Studi di Milano la capacità giuridica di esercizio delle funzioni universitarie di diritto internazionale. Tale riconoscimento permette all’Università di rilasciare titoli accademici di primo, secondo e terzo ciclo, inclusi Master e titoli di perfezionamento, con pieno valore legale sul territorio italiano. Inoltre, l’università è affiliata alla University of United Popular Nations e partner dell’Università di Stato di Ouagadougou (Burkina Faso) e dell’Università di Stato Bouaké (Costa d’Avorio), rafforzando la sua rete di cooperazione internazionale.

Le recenti decisioni del Giudice di Pace di Ravenna e del Consiglio Distrettuale di Disciplina Forense di Firenze consolidano la posizione delle università di diritto internazionale nel panorama educativo, confermando la trasparenza e la legittimità dei processi di conferimento dei titoli accademici. Questi pronunciamenti legali rafforzano la credibilità di tali istituzioni e aumentano la fiducia degli studenti e dei professionisti che scelgono di formarsi presso di esse, garantendo il pieno riconoscimento dei titoli a livello nazionale e internazionale.

In particolare, la presa d’atto del MIUR e le normative della Convenzione di Lisbona, firmata l’11 aprile 1997, affermano che i titoli rilasciati dalle università riconosciute secondo il diritto internazionale sono validi e riconosciuti, consentendo l’accesso ai concorsi pubblici, l’esercizio delle professioni regolamentate, gli esami di stato e la continuità degli studi a livelli avanzati. Questo quadro normativo, che include anche le disposizioni del Decreto Legislativo n. 206/2007 sull’equipollenza dei titoli accademici, garantisce la legittimità e il riconoscimento dei titoli di studio conferiti, facilitando la mobilità accademica e professionale tra i Paesi firmatari della Convenzione.

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